giovedì 23 maggio 2013

Platone

Il pensiero di Platone si sviluppò in mezzo a una crisi politico-culturale:
- nel 404 a.C. ci fu la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso con i trenta tiranni;
- nel 399 a.C. ci fu l'uccisione di Socrate.

Da aristocratico, Platone, avverte in maniera positiva la crisi, ma essendo filosofo la vive come crisi dell'uomo nella sua totalità. L’uccisione di Socrate fu considerata da Platone ciò che mostrava la decadenza morale, politica e culturale ateniese, perché Atene aveva ucciso l’uomo più giusto e più saggio.

Secondo Platone il principio di quella crisi deriva dall'intelletto, e si convince che era necessaria una riforma globale dell'esistenza umana, con una nuova filosofia. Infatti dice che se si vuole migliorare qualcosa nello stato, si deve praticare una politica filosofica.

VITA 
Platone nacque ad Atene da una famiglia aristocratica nel 428 a.C. All'età di 20 anni divenne discepolo di Socrate e lo seguì fino alla sua morte, che è decisiva per la vita filosofica di Platone. In seguito infatti, si è dedicato alla vita politica, a causa dell'ingiusta morte di Socrate, per cercare di cambiare qualcosa nello stato; la sua idea era che a guidare lo stato dovevano essere i filosofi .


Dopo la morte del maestro Platone compie molti viaggi visitando le colonie pitagoriche nell’Italia meridionale e recandosi a Siracusa presso il tiranno Dionigi il Vecchio, con l’intento di consigliarlo su eventuali riforme politiche. Fu però frainteso, fatto schiavo e venduto al mercato di Egina. Venne successivamente riscattato da Anniceride di Cirene, che pagò il riscatto, ma quando si venne a conoscenza dell’identità di Platone, il denaro venne rifiutato e utilizzato, al ritorno ad Atene, per fondare l’accademia (387 a.C.), chiamata così perchè fu fiorita sul ginnasio fondato da Accademo, organizzata secondo il modello delle colonie pitagoriche, come associazione religiosa.

Alcuni anni dopo Platone fu richiamato a Siracusa da Dionigi il Giovane (successore) per ricevere dei consigli su come impostare lo stato, ma i due non si misero d'accordo e Platone ritornò ad Atene.




Platone, particolare della Scuola di Atene diRaffaello, che lo ha ritratto con il volto diLeonardo da Vinci.


Nel periodo classico la filosofia greca giunge a una nuova teorizzazione del bello come solo in parte riconducibile ai sensi e alla corporeità: la vista continua a garantire la percezione del bello sensibile al quale viene contrapposto quello intelligibile, oggetto esclusivo degli occhi della mente.





Il mito della caverna

l “mito della caverna”, che costituisce uno dei punti chiave del pensiero di Platone (428-348 A.C.), descrive degli uomini incatenati in una caverna sotterranea costretti a guardare solo davanti a sé.Sul fondo della caverna si riflettono immagini di statuette, che sporgono al di sopra di un muricciolo alle spalle dei prigionieri e raffigurano tutti i generi di cose. Dietro si muovono, senza essere visti, i portatori delle statuette e più in là brilla un fuoco che rende possibile il proiettarsi delle immagini sul fondo. I prigionieri scambiano le ombre per la sola realtà esistente; ma se uno di essi riuscisse a liberarsi dalle catene, voltandosi si accorgerebbe delle statuette e capirebbe che esse, e non le ombre, sono la realtà.

Se egli riuscisse in seguito a risalire all’apertura della caverna scoprirebbe, con ulteriore stupore, che la vera realtà non sono nemmeno le statuette, poiché queste ultime sono a loro volta imitazioni di cose reali, nutrite e rese possibili dall’astro solare. Dapprima, abbagliato da tanta luce, non riuscirà a distinguere bene gli oggetti e cercherà di guardarli riflessi nelle acque.
Solo in un secondo tempo li scruterà direttamente, ma, ancora incapace di volgere gli occhi verso il sole, guarderà le costellazioni e il firmamento durante la notte. Dopo un po’ sarà finalmente in grado di fissare il sole di giorno e di ammirare lo spettacolo scintillante delle cose reali.

Ovviamente lo schiavo vorrebbe rimanere sempre là, a godere, rapito, di quel mondo di superiore bellezza, tanto che “preferirebbe soffrire tanto piuttosto che tornare alla vita precedente”. Ma se egli per far partecipi i suoi antichi compagni di schiavitù di ciò che ha visto, tornasse nella caverna, i suoi occhi sarebbero offuscati dall’oscurità e non saprebbero più discernere le ombre: perciò sarebbe deriso e spregiato dai compagni, che accusandolo di avere gli occhi “guasti”, continuerebbero ad attribuire i massimi onori a coloro che sanno più acutamente vedere le ombre della caverna. E alla fine infastiditi del suo tentativo di scioglierli e di portarli fuori dalla caverna, lo ucciderebbero.

La simbologia filosofica di questo mito è ricchissima:

* La caverna oscura simboleggia il nostro mondo;
* Gli schiavi incatenati - gli uomini;
* Le catene – l’ignoranza e le passioni che ci inchiodano a questa vita;
* Le ombre delle statuette – le cose del mondo sensibile corrispondenti al grado della credenza;
* Il fuoco – il principio fisico con cui i primi filosofi spiegarono le cose;
* La liberazione dello schiavo – l’azione della conoscenza e della filosofia;
* Il mondo fuori della caverna – le idee;
* Le immagini delle cose riflesse nell’acqua – le idee matematiche che preparano alla filosofia;
* Il sole – l’idea del Bene che tutto rende possibile e conoscibile;
* La contemplazione delle cose e del sole – la filosofia ai suoi massimi livelli;
* Lo schiavo che vorrebbe starsene sempre là – la tentazione del filosofo di chiudersi in una torre d’avorio;
* Lo schiavo che ritorna nella caverna – il dovere del filosofo di far partecipi gli altri delle proprie conoscenze;
* L’ex schiavo che non riesce più a vedere le ombre – il filosofo che per essersi troppo concentrato sulle idee si è disabituato alle cose;
* Lo schiavo deriso – la sorte dell’uomo di pensiero di venir scambiato per pazzo da coloro che sono attaccati ai pregiudizi e ai modi di vita volgari;
* I grandi onori attribuiti a coloro che sanno vedere le ombre – il premio offerto dalla società ai falsi sapienti;
* L’uccisione del filosofo – la sorte toccata a Socrate.

La luce del fuoco quindi rappresenta la condizione di conoscenza della verità parziale in quanto ci permette di vedere le ombre delle Idee (ossia le ombre della realtà vera); la luce del sole invece simboleggia l’idea del Bene che tutto rende possibile e conoscibile, permettendo così all’uomo “liberato” di ammirare lo spettacolo scintillante delle cose reali.